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Il Report di Sostenibilità: obbligo o opportunità?

La strada intrapresa dal Legislatore pare ormai tracciata e difficilmente reversibile.

Le imprese si trovano quindi di fronte alla scelta di subire il cambiamento o, al contrario, comprenderne la portata e reagire tempestivamente, dotandosi degli strumenti necessari per valorizzare le proprie performance e adempiere alle richieste dei propri stakeholders.

Che cosa è il Report di Sostenibilità

Il bilancio di sostenibilità, o bilancio ESG (Environmental, Social, Governance), fornisce una visione a 360°dei risultati di un’impresa, non limitandosi ad un’analisi economica dei risultati aziendali.

Il Report di Sostenibilità si basa su tre aspetti fondamentali: la sostenibilità ambientale, sociale e la Governance aziendale.

L’obiettivo del Report di Sostenibilità è quindi quello di fornire un quando completo delle performance economiche aziendali, integrato con la misurazione dell’impatto ambientale e sociale dell’impresa.

L’attività di report si concentra quindi sull’impatto che le attività aziendali hanno sulle persone, sull’ambiente e sulla società.

Chi è obbligato a Redigerlo

La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) ha previsto un progressivo ampliamento della platea dei soggetti coinvolti ed obbligati ad adottare il Report di Sostenibilità.

Il primo grande passo è già stato fatto a partire dal 2024, rendendolo obbligatorio per le grandi imprese di interesse pubblico con più di 500 dipendenti, con la pubblicazione dei relativi dati nel 2025.

Dal 2025 l’obbligo si estenderà alle grandi imprese che non erano precedentemente soggette alla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria, coinvolgendo quindi le aziende con più di 250 dipendenti e/o un fatturato superiore a 40 milioni di euro e/o attività totali superiori a 20 milioni di euro.

Dal 2026 verranno coinvolte tutte le PMI e altre imprese quotate, con la possibilità per le PMI di rinviare fino al 1° gennaio 2028 (con report nel 2019), purché motivino le ragioni di tale scelta.

Dal 2028 le società non europee che realizzano ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiori a 150 milioni di euro, con filiali nell’UE o quotate sui mercati regolamentati dell’UE saranno anch’esse obbligate a redigere un bilancio di sostenibilità.

Contenuti del bilancio di sostenibilità

Il bilancio di sostenibilità deve quindi contenere le informazioni relative a questioni ambientali, come ad esempio ad esempio le emissioni di CO2, consumi energetici e delle risorse idriche, la gestione dei rifiuti o dell’approvvigionamento di materiale.

Per quanto riguarda le informazioni su temi sociali, devono essere fornite informazioni riguardanti, ad esempio, l’impatto dell’impresa verso dipendenti, fornitori ed eventuali altri stakeholders.

Nell’analisi dei criteri legati alla Governance, invece, posso essere presi in considerazione tutto quanto concerne, ad esempio, la trasparenza delle prassi adottate circa l’etica e l’integrità aziendale, comprese le attività di verifica e supervisione poste in essere a tutela del rispetto delle stesse.

L’adozione del Report di sostenibilità rappresenta quindi un passo importante verso un futuro aziendale più trasparente e sostenibile, con l’obiettivo di armonizzare le informazioni sulla sostenibilità a livello europeo e garantire a tutti gli stakeholders informazioni chiare e comparabili, necessarie per l’adozione di scelte consapevoli.

Vantaggi per le Imprese

L’adozione del bilancio di sostenibilità può presentare numerosi vantaggi, sia interni che esterni.

Internamente, l’azienda che decidesse di adottare il Report di sostenibilità, si troverebbe a promuovere una ottimizzazione della propria gestione ed un efficientamento della propria struttura organizzativa, rendendosi allo stesso tempo più efficiente (es. riduzione spreco di risorse), o rendendosi più attrattiva agli occhi dei propri dipendenti e collaboratori, migliorando di conseguenza le stesse performance aziendali.

Esternamente, l’immagine e la reputazione dell’azienda verrebbe promossa in modo significativo, con inevitabili ritorni sia in termini economici che finanziari, quali ad esempio rapporti privilegiati con clienti che prestano particolare attenzione alla sostenibilità della propria Supply Chain o Istituti di Credito che sempre più porranno attenzione nell’impieghi dei propri capitali in realtà sostenibili.

PMI e Supply Chain: rischio o opportunità?

Nonostante la CSRD imponga il bilancio di sostenibilità principalmente alle grandi imprese, le PMI non devono sottovalutarne l’impatto che, a breve, potrebbe avere, a ricaduta, su un numero di imprese di gran lunga maggiore a quelle obbligate per legge.

Infatti, vista la natura e la composizione del Report di sostenibilità, in molte occasioni verranno coinvolte tutte le imprese rientranti nella “catena del valore” dei soggetti obbligati.

Di conseguenza, una PMI non obbligata all’adozione del Report, potrebbe a sua volta essere chiamata a fornire ad un proprio cliente determinate informazioni circa la propria sostenibilità, con il rischio di trovarsi esclusa se non in grado di rendicontare in modo analitico quanto richiesto.

Al contrario, le PMI che saranno in grado di formarsi e adeguarsi anticipatamente in tal senso, potrebbero cogliere opportunità maggiori potendosi proporre come partner sostenibili ai propri stakeholders, che siano clienti, istituti di credito o lo stesso proprio mercato di riferimento.

Sostenibilità: una sfida non più rinviabile

La sostenibilità aziendale ricopre sempre più un ruolo fondamentale nello sviluppo di business di successo e duraturi. Pare ormai non più rinviabile l’adozione di politiche che perseguano il raggiungimento di risultati non solo di natura economica ma anche di natura ambientale, sociale e di governance.

Il bilancio di sostenibilità può risultare quindi un vero e proprio investimento strategico per le PMI che puntano ad avere una crescita sostenibile, solida e duratura nel tempo.

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